In missione per impiantare pacemaker

Cardiologia

La cardiologia in Etiopia ha avuto un’enorme evoluzione da 20 anni a questa parte, soprattutto nello stato del Tigray dove si sono formati medici ed infermieri grazie all’affiancamento ad una struttura organizzata esterna come la nostra ONG cardiologica.

La guerra ha fermato questo avanzamento, ha seminato non solo fame e morte ma ha reso inutilizzabili molte attrezzature che stavano lentamente aiutando tutto il processo “salvavita” dei pazienti cardiopatici.

Non ci sono più strutture di cardiologia interventistica o cardiochirurgica disponibili e allora ci siamo chiesti come potevamo aiutare i cardiopatici del Tigray che non hanno attualmente alcuna via di uscita, anche in Sudan, dove si andavano ad operare, c’è  la guerra.

Abbiamo pensato che l’impianto di pacemaker potesse essere un primo aiuto che noi potevamo eseguire in sicurezza nell’ospedale universitario Ayder.

Così acquistati i pacemaker, dei quali vi avevamo dato conto in un precedente articolo , siamo partiti per una nuova missione per l’Etiopia, un’equipe formata da 2 medici 3 infermieri ed un logista tecnico specialista: Francesco Laurenzi, Elisabetta Zachara, Giovanna Cangi, Elisa Laghezza e Domenico Fanelli.

In cinque giorni, dal 18 al 23 settembre, sono stati impiantati 9 pacemaker su altrettanti pazienti, la piu giovane di 30 anni e la piu anziana di 70 anni.

Il materiale è giunto dall’Italia ed utilizzato in loco con l’aiuto del personale medico e infermieristico etiope presente, il Dr Abraha e la sua equipe.

La fatica e gli sforzi sono stati enormi ma ci hanno portato ancora una volta a riflettere sul significato profondo del nostro operare: salvare la vita a chi non ha possibilità, aiutare chi ha avuto la sventura di nascere dall’altra parte del mondo.

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